«Mancano pochi giorni al 10 e al 25 febbraio, giorni in cui “la città di San Severo subì strage, rapine, incendi e violenze di ogni sorta” e, in una manifestazione organizzata all’epoca, l’allora presidente del Tribunale di Foggia, Teodoro Rizzi, auspicava che “l’Amministrazione comunale ricordi sempre il tributo di sangue che i cittadini di San Severo hanno pagato nelle tragiche giornate del febbraio 1799”, io oggi mi auguro che la ricorrenza serva a rivedere con attenzione i fatti, a riproporli, semmai, per meglio conoscerli nei più profondi risvolti e soprattutto per spiegarsi i comportamenti umani. Personalmente, ripeto quello che ebbi a scrivere in simili circostanze negli anni passati: sono fermamente convinto che tutti quelli che sono morti per un’ idea, al di là della parte per cui hanno combattuto, vanno accomunati in un unico, deferente omaggio alla memoria” e spero tanto che quest’anno non ci sia ancora chi disquisisca se meritano di entrare nell’immaginario collettivo gli eroici giovani “giacobini” invece dei poveracci “sanfedisti”, o viceversa. Sarebbe un insulto alla storia e alla memoria delle vittime». Così il Giuseppe Clemente, presidente del Centro di ricerca e documentazione - Storia Capitanata, ricorda l’anniversario ormai alle porte.
Sono intanto trascorsi poco più di dieci anni da uno degli eventi più importanti mai realizzati nella nostra città: il “Processo a Napoleone per i fatti del 25 febbraio 1799”. Fu organizzato il 9 marzo 2005 dal Centro di Ricerca e di Documentazione per la Storia della Capitanata nell’Auditorium dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Minuziano”, gremito fino all’inverosimile. Per la prima volta a San Severo il tragico avvenimento, di così vasto e devastante impatto sulla comunità, venne portato alla ribalta nazionale e, in particolare, all’attenzione dei giovani delle scuole, seguendo un insolito procedimento, “filtrando”, cioè, fatti e personaggi attraverso le dense maglie di uno stringato dibattimento processuale. La storia del territorio proposta in un modo nuovo e singolare. La storia resa accessibile a tutti.
Una vera Corte di giustizia presieduta da Teodoro Rizzi, già Presidente del Tribunale di Foggia, e composta dalla rimpianta Lucia Navazio, all’epoca Gip presso il Tribunale di Foggia, e da Ludovico Vaccaro, Sostituto Procuratore delle Repubblica presso il Tribunale di Foggia, fu chiamata a decidere se Napoleone Bonaparte fosse da ritenersi responsabile degli eccidi avvenuti a San Severo nel febbraio del 1799. Il Collegio dei difensori era composto da Guido De Rossi, allora Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Foggia, e da Salvatore Marceca, notissimo penalista milanese. Il Pubblico Ministero era Gherardo Colombo, del pool “Mani pulite” della Procura di Milano. Nel dibattito Napoleone fu interpretato da Giuliano Turone, altro notissimo magistrato del pool “Mani pulite”; lo storico locale Matteo Fraccacreta, testimone diretto dei fatti, venne brillantemente impersonato dal Pasquale Corsi, e a Clemente fu affidato il compito di rappresentare il generale Guillaume Philibert Duhesme, autore della strage.
Alla fine del processo, animato e non privo di colpi di scena, tanto da sembrare vero, e avvincente per l’impegno profuso da tutti i protagonisti, la Corte di giustizia dopo una lunga camera di consiglio, dichiarò Bonaparte Napoleone responsabile dei reati commessi in San Severo il 25 febbraio 1799, in concorso con il generale Duhesme .
e ritenne, però, “di non poter irrogare una pena nei confronti dell’imputato ormai defunto”.
Il giorno dopo, ad attestare la scrupolosità con cui la Corte aveva affrontato il caso, il Presidente Rizzi inviò a Clemente uno scritto in cui si lamentava di non aver potuto, per decisione dei colleghi, al termine del processo “palesare subito un minimo di motivazione inerente la decisione adottata”, che, ne era convinto, “avrebbe concluso la serata in modo più persuasivo” , alla luce degli elementi acquisiti nel corso del dibattimento. Dopo essersi complimentato per la riuscita della serata, concluse “le assicuro che sono stato assai lieto dell’incontro”.
Anche Gherardo Colombo fece pervenire una lettera in cui nel sottolineare “l’ottima riuscita della manifestazione”, non mancava di esprimere i suoi ringraziamenti “per la gentilissima accoglienza che lei e tutti voi ci avete riservato e per l’abilità nel preparare il processo a Napoleone”.
Così come va ricordato l’impegno del difensore di Napoleone, Guido De Rossi. Ce la mise proprio tutta per ribattere le accuse del pubblico ministero, ma, forse anche per la testimonianza di Clemente, ossia per le dichiarazioni di Duehsme (affermò, infatti, di aver solo eseguito gli ordini del “mio generale”), non riuscì a spuntarla. Fu un gioco, una finzione, ma tale fu l’impegno di tutti i protagonisti che il numeroso pubblico ebbe la sensazione di rivivere il passato, di essere tornato a quel maledetto febbraio 1799.